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CANTO XXXIII
«Vergine madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta piú che creatura,
3termine fisso d’eterno consiglio,
tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sí, che ’l suo fattore
6non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l’amore
per lo cui caldo, ne l’eterna pace,
9cosí è germinato questo fiore.
Qui se’ a noi meridiana face
di caritate, e giuso, intra i mortali,
12se’ di speranza fontana vivace.
Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
15sua disianza vuol volar senz’ali.
La tua benignitá non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fiate
18liberamente al dimandar precorre.
In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
21quantunque in creatura è di bontate!
Or questi, che da l’infima lacuna
de l’universo infin qui ha vedute
24le vite spiritali ad una ad una,
supplica a te, per grazia, di virtute
tanto, che possa con li occhi levarsi
27piú alto verso l’ultima salute.