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456 la divina commedia

     E la regina del cielo, ond’io ardo
tutto d’amor, ne fará ogni grazia,
102però ch’i’ sono il suo fedel Bernardo».
     Qual è colui che forse di Croazia
viene a veder la Veronica nostra,
105che per l’antica fame non sen sazia,
     ma dice nel pensier, fin che si mostra:
«Signor mio Gesú Cristo, Dio verace,
108or fu sí fatta la sembianza vostra?»
     tal era io mirando la vivace
caritá di colui che ’n questo mondo,
111contemplando, gustò di quella pace.
     «Figliuol di grazia, quest’esser giocondo»
cominciò elli «non ti sará noto,
114tenendo li occhi pur qua giú al fondo;
     ma guarda i cerchi infino al piú remoto,
tanto che veggi seder la regina
117cui questo regno è suddito e devoto».
     Io levai li occhi; e come da mattina
la parte oriental de l’orizzonte
120soverchia quella dove ’l sol declina,
     cosí, quasi di valle andando a monte
con li occhi, vidi parte ne lo stremo
123vincer di lume tutta l’altra fronte.
     E come quivi ove s’aspetta il temo
che mal guidò Fetonte, piú s’infiamma,
126e quinci e quindi il lume si fa scemo,
     cosí quella pacifica oriafiamma
nel mezzo s’avvivava, e d’ogni parte
129per igual modo allentava la fiamma:
     e a quel mezzo, con le penne sparte,
vid’io piú di mille angeli festanti,
132ciascun distinto di fulgore e d’arte.
     Vidi a’ lor giochi quivi ed a’ lor canti
ridere una bellezza, che letizia
135era ne li occhi a tutti li altri santi;