Dal primo giorno ch’i’ vidi il suo viso
in questa vita, infino a questa vista, 30non m’è il seguire al mio cantar preciso;
ma or convien che mio seguir desista
piú dietro a sua bellezza poetando, 33come a l’ultimo suo ciascuno artista.
Cotal qual io la lascio a maggior bando
che quel de la mia tuba, che deduce 36l’ardua sua materia terminando,
con atto e voce di spedito duce
ricominciò: «Noi semo usciti fuore 39del maggior corpo, al ciel ch’è pura luce:
luce intellettual piena d’amore,
amor di vero ben pien di letizia, 42letizia che trascende ogni dolzore.
Qui vederai l’una e l’altra milizia
di paradiso; e l’una, in quelli aspetti 45che tu vedrai a l’ultima giustizia».
Come súbito lampo che discetti
li spiriti visivi, sí che priva 48da l’atto l’occhio di piú forti obietti,
cosí mi circunfulse luce viva;
e lasciommi fasciato di tal velo 51del suo fulgor, che nulla m’appariva.
«Sempre l’amor che queta questo cielo
accoglie in sé con sí fatta salute, 54per far disposto a sua fiamma il candelo».
Non fur piú tosto dentro a me venute
queste parole brevi, ch’io compresi 57me sormontar di sopr’a mia virtute;
e di novella vista mi raccesi,
tale che nulla luce è tanto mera 60che li occhi miei non si fosser difesi:
e vidi lume in forma di riviera
fluvido di fulgore, intra due rive 63dipinte di mirabil primavera.