Quell’è ’l piú basso loco e ’l piú oscuro
e ’l piú lontan dal ciel che tutto gira; 30ben so il cammin, però ti fa sicuro.
Questa palude che ’l gran puzzo spira
cinge dintorno la cittá dolente, 33u’ non potemo intrare omai senz’ira».
E altro disse, ma non l’ho a mente;
però che l’occhio m’avea tutto tratto 36ver l’alta torre a la cima rovente,
dove in un punto furon dritte ratto
tre furie infernal di sangue tinte, 39che membra femminine avieno e atto,
e con idre verdissime eran cinte;
serpentelli e ceraste avean per crine, 42onde le fiere tempie erano avvinte.
E quei, che ben conobbe le meschine
de la regina de l’eterno pianto, 45«Guarda» mi disse «le feroci Erine:
quest’è Megera dal sinistro canto;
quella che piange dal destro è Aletto; 48Tesifone è nel mezzo»; e tacque a tanto.
Con l’unghie si fendea ciascuna il petto;
battiensi a palme; e gridavan sí alto, 51ch’i’ mi strinsi al poeta per sospetto.
«Vegna Medusa, sí ’l farein di smalto!»
dicevan tutte riguardando in giuso: 54«mal non vengiammo in Teseo l’assalto».
«Volgiti in dietro e tien lo viso chiuso;
ché se il Gorgon si mostra, e tu ’l vedessi, 57nulla sarebbe del tornar mai suso».
Cosí disse ’l maestro; ed elli stessi
mi volse, e non si tenne a le mie mani, 60che con le sue ancor non mi chiudessi.
O voi ch’avete li ’intelletti sani,
mirate la dottrina che s’asconde 63sotto ’l velame de li versi strani.