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paradiso - canto xxvii 437

     Le parti sue, vicinissime e eccelse,
sí uniforme son, ch’i’ non so dire
102qual Beatrice per loco mi scelse.
     Ma ella, che vedea il mio disire,
incominciò, ridendo tanto lieta,
105che Dio parea nel suo volto gioire:
     «La natura del mondo, che quieta
il mezzo e tutto l’altro intorno move,
108quinci comincia come da sua meta;
     e questo cielo non ha altro dove
che la mente divina, in che s’accende
111l’amor che il volge e la virtú ch’ei piove.
     Luce ed amor d’un cerchio lui comprende,
sí come questo li altri; e quel precinto
114colui che ’l cinge solamente intende.
     Non è suo moto per altro distinto;
ma li altri son misurati da questo,
117sí come diece da mezzo e da quinto.
     E come il tempo tegna in cotal testo
le sue radici e ne li altri le fronde,
120omai a te può esser manifesto.
     Oh cupidigia che i mortali affonde
sí sotto te, che nessuno ha podere
123di trarre li occhi fuor de le tue onde!
     Ben fiorisce ne li uomini il volere;
ma la pioggia continua converte
126in bozzacchioni le susine vere.
     Fede ed innocenza son reperte
solo ne’ parvoletti; poi ciascuna
129pria fugge che le guance sian coperte.
     Tale, balbuziendo ancor, digiuna,
che poi divora, con la lingua sciolta,
132qualunque cibo per qualunque luna;
     e tal, balbuziendo, ama e ascolta
la madre sua, che, con loquela intera,
135disia poi di vederla sepolta.