Lume non è, se non vien dal sereno
che non si turba mai; anzi è tenèbra, 66od ombra de la carne, o suo veleno.
Assai t’è mo aperta la latèbra
che t’ascondeva la giustizia viva, 69di che facéi question cotanto crebra,
che tu dicevi: ‘ Un uom nasce a la riva
de l’Indo, e quivi non è chi ragioni 72di Cristo, né chi legga né chi scriva;
e tutti suoi voleri e atti buoni
sono, quanto ragione umana vede, 75senza peccato in vita o in sermoni.
Muore non battezzato e senza fede:
ov’è questa giustizia che ’l condanna? 78ov’è la colpa sua, se ei non crede? ’
Or tu chi se’ che vuo’ sedere a scranna,
per giudicar di lungi mille miglia 81con la veduta corta d’una spanna?
Certo a colui che meco s’assottiglia,
se la Scrittura sovra voi non fosse, 84da dubitar sarebbe a maraviglia.
Oh terreni animali, oh menti grosse!
la prima volontá, ch’è da sé buona, 87da sé, ch’è sommo ben, mai non si mosse.
Cotanto è giusto quanto a lei consuona:
nullo creato bene a sé la tira, 90ma essa, radiando, lui cagiona».
Quale sovresso il nido si rigira
poi c’ha pasciuti la cicogna i figli, 93e come quel ch’è pasto la rimira;
cotal si fece, e sí levai li cigli,
la benedetta imagine, che l’ali 96movea sospinte da tanti consigli.
Roteando cantava, e dicea: «Quali
son le mie note a te che non le ’ntendi, 99tal è il giudicio eterno a voi mortali».