Poi, come nel percuoter de’ ciocchi arsi
surgono innumerabili faville, 102onde li stolti sogliono augurarsi,
resurger parver quindi piú di mille
luci, e salir qual assai e qual poco, 105sí come il sol che l’accende sortille;
e quietata ciascuna in suo loco,
la testa e ’l collo d’un’aguglia vidi 108rappresentare a quel distinto foco.
Quei che dipinge lí, non ha chi ’l guidi;
ma esso guida, e da lui si rammenta 111quella virtú ch’è forma per li nidi.
L’altra beatitudo, che contenta
pareva prima d’ingigliarsi a l’emme, 114con poco moto seguitò la ’mprenta.
O dolce stella, quali e quante gemme
mi dimostraron che nostra giustizia 117effetto sia del ciel che tu ingemme!
per ch’io prego la mente in che s’inizia
tuo moto e tua virtute, che rimiri 120ond’esce il fummo che ’l tuo raggio vizia:
sí ch’un’altra fiata omai s’adiri
del comperare e vender dentro al templo 123che si murò di segni e di martíri.
O milizia del ciel cu’ io contemplo,
adora per color che sono in terra 126tutti sviati dietro al malo esemplo!
Giá si solea con le spade far guerra;
ma or si fa togliendo or qui or quivi 129lo pan, che ’l pio Padre a nessun serra.
Ma tu che sol per cancellare scrivi,
pensa che Pietro e Paulo, che moriro 132per la vigna che guasti, ancor son vivi.
Ben puoi tu dire: «I’ ho fermo ’l disiro
sí a colui che volle viver solo 135e che per salti fu tratto al martiro,
ch’io non conosco il pescator né Polo».