saríesi Montemurlo ancor de’ Conti;
saríeno i Cerchi nel piovier d’Acone, 66e forse in Valdigrieve i Bondelmonti.
Sempre la confusion de le persone
principio fu del mal de la cittade, 69come del vostro il cibo che s’appone;
e cieco toro piú avaccio cade
che ’l cieco agnello; e molte volte taglia 72piú e meglio una che le cinque spade.
Se tu riguardi Luni e Urbisaglia
come sono ite, e come se ne vanno 75di retro ad esse Chiusi e Sinigaglia,
udir come le schiatte si disfanno
non ti parrá nova cosa né forte, 78poscia che le cittadi termine hanno.
Le vostre cose tutte hanno lor morte,
sí come voi; ma celasi in alcuna 81che dura molto, e le vite son corte.
E come ’l volger del ciel de la luna
cuopre e discuopre i liti senza posa, 84cosí fa di Fiorenza la fortuna:
per che non dée parer mirabil cosa
ciò ch’io dirò de li alti Fiorentini 87onde è la fama nel tempo nascosa.
Io vidi li Ughi, e vidi i Catellini,
Filippi, Greci, Ormanni e Alberichi, 90giá nel calare, illustri cittadini;
e vidi, cosí grandi come antichi,
con quel de la Sannella, quel de l’Arca, 93e Soldanieri e Ardinghi e Bostichi.
Sovra la porta ch’al presente è carca
di nova fellonia di tanto peso 96che tosto fia iattura de la barca,
erano i Ravignani, ond’è disceso
il conte Guido, e qualunque del nome 99de l’alto Bellincione ha poscia preso.