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374 la divina commedia

     tre volte era cantato da ciascuno
di quelli spirti con tal melodia,
33ch’ad ogni merto saría giusto muno.
     E io udi’ ne la luce piú dia
del minor cerchio una voce modesta,
36forse qual fu da l’angelo a Maria,
     risponder: «Quanto fia lunga la festa
di paradiso, tanto il nostro amore
39si raggerá dintorno cotal vesta:
     la sua chiarezza séguita l’ardore,
l’ardor la visione; e quella è tanta,
42quant’ha di grazia sovra suo valore.
     Come la carne gloriosa e santa
fia rivestita, la nostra persona
45piú grata fia per esser tutta quanta:
     per che s’accrescerá ciò che ne dona
di gratuito lume il sommo bene,
48lume ch’a lui veder ne condiziona;
     onde la vision crescer conviene,
crescer l’ardor che di quella s’accende,
51crescer lo raggio che da esso viene.
     Ma sí come carbon che fiamma rende,
e per vivo candor quella soverchia
54sí che la sua parvenza si difende,
     cosí questo fulgor, che giá ne cerchia,
fia vinto in apparenza da la carne
57che tutto dí la terra ricoperchia;
     né potrá tanta luce affaticarne,
ché li organi del corpo saran forti
60a tutto ciò che potrá dilettarne».
     Tanto mi parver súbiti e accorti
e l’uno e l’altro coro a dicer ‘ Amme! ’,
63che ben mostrar disio de’ corpi morti;
     forse non pur per lor, ma per le mamme,
per li padri, e per li altri che fur cari
66anzi che fosser sempiterne fiamme.