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paradiso - canto x 357

     Se sí di tutti li altri esser vuo’ certo,
di retro al mio parlar ten vien col viso
102girando su per lo beato serto.
     Quell’altro fiammeggiare esce del riso
di Grazian, che l’uno e l’altro foro
105aiutò sí che piace in paradiso.
     L’altro ch’appresso adorna il nostro coro,
quel Pietro fu che con la poverella
108offerse a Santa Chiesa suo tesoro.
     La quinta luce, ch’è tra noi piú bella,
spira di tale amor, che tutto ’l mondo
111lá giú ne gola di saper novella:
     entro v’è l’alta mente u’ sí profondo
saver fu messo, che se ’l vero è vero,
114a veder tanto non surse il secondo.
     Appresso vedi il lume di quel cero
che giú, in carne, piú a dentro vide
117l’angelica natura e ’l ministero.
     Ne l’altra piccioletta luce ride
quello avvocato de’ tempi cristiani
120del cui latino Augustin si provide.
     Or se tu l’occhio de la mente trani
di luce in luce dietro a le mie lode,
123giá de l’ottava con sete rimani.
     Per vedere ogni ben dentro vi gode
l’anima santa che ’l mondo fallace
126fa manifesto a chi di lei ben ode:
     lo corpo ond’ella fu cacciata giace
giuso in Cieldauro; ed essa da martiro
129e da esilio venne a questa pace.
     Vedi oltre fiammeggiar l’ardente spiro
d’Isidoro, di Beda, e di Riccardo
132che a considerar fu piú che viro.
     Questi onde a me ritorna il tuo riguardo,
è ’l lume d’uno spirto che ’n pensieri
135gravi a morir li parve venir tardo: