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paradiso - canto viii 345

     e dentro a quei che piú innanzi appariro
sonava ‘ Osanna ’ sí, che unque poi
30di riudir non fui senza disiro.
     Indi si fece l’un piú presso a noi,
e solo incominciò: «Tutti sem presti
33al tuo piacer, perché di noi ti gioi.
     Noi ci volgiam coi Principi celesti
d’un giro e d’un girare e d’una sete,
36ai quali tu del mondo giá dicesti:
     ‘ Voi, che ’ntendendo il terzo ciel movete ’;
e sem sí pien d’amor, che, per piacerti,
39non fia men dolce un poco di quiete».
     Poscia che li occhi miei si furo offerti
a la mia donna reverenti, ed essa
42fatti li avea di sé contenti e certi,
     rivolsersi a la luce, che promessa
tanto s’avea, e «Deh, chi siete?» fue
45la voce mia di grande affetto impressa.
     E quanta e quale vid’io lei far piúe
per allegrezza nova, che s’accrebbe,
48quand’io parlai, a l’allegrezze sue!
     Cosí fatta, mi disse: «Il mondo m’ebbe
giú poco tempo; e se piú fosse stato,
51molto sará di mal che non sarebbe.
     La mia letizia mi ti tien celato
che mi raggia dintorno e mi nasconde
54quasi animal di sua seta fasciato.
     Assai m’amasti, e avesti ben onde;
ché s’io fossi giú stato, io ti mostrava
57di mio amor piú oltre che le fronde.
     Quella sinistra riva che si lava
di Rodano, poi ch’è misto con Sorga,
60per suo signore a tempo m’aspettava,
     e quel corno d’Ausonia che s’imborga
di Bari, di Gaeta e di Catona,
63da ove Tronto e Verde in mare sgorga.