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342 la divina commedia

     quanto disobediendo intese ir suso;
e questa è la cagion per che l’uom fue
102da poter sodisfar per sé dischiuso.
     Dunque a Dio convenía con le vie sue
riparar l’uomo a sua intera vita,
105dico con l’una, o ver con ambedue.
     Ma perché l’ovra è tanto piú gradita
da l’operante, quanto piú appresenta
108de la bontá del core ond’ell’è uscita,
     la divina bontá, che ’l mondo imprenta,
di proceder per tutte le sue vie
111a rilevarvi suso fu contenta.
     Né tra l’ultima notte e ’l primo die
sí alto o sí magnifico processo,
114o per l’una o per l’altra, fu o fie:
     ché piú largo fu Dio a dar se stesso
per far l’uom sufficiente a rilevarsi,
117che s’elli avesse sol da sé dimesso;
     e tutti li altri modi erano scarsi
a la giustizia, se ’l Figliuol di Dio
120non fosse umiliato ad incarnarsi.
     Or per empierti bene ogni disio,
ritorno a dichiarare in alcun loco,
123perché tu veggi lí cosí com’io.
     Tu dici: ‘ Io veggio l’acqua, io veggio il foco,
l’aere e la terra e tutte lor misture
126venire a corruzione, e durar poco;
     e queste cose pur furon creature:
per che, se ciò ch’è detto è stato vero,
129esser dovríen da corruzion sicure ’.
     Li angeli, frate, e ’l paese sincero
nel qual tu se’, dir si posson creati,
132sí come sono, in loro essere intero;
     ma li elementi che tu hai nomati,
e quelle cose che di lor si fanno,
135da creata virtú sono informati.