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340 la divina commedia

     onde l’umana specie inferma giacque
giú per secoli molti in grande errore,
30fin ch’al Verbo di Dio discender piacque
     u’ la natura, che dal suo fattore
s’era allungata, uní a sé in persona
33con l’atto sol del suo eterno amore.
     Or drizza il viso a quel ch’or si ragiona.
Questa natura al suo fattore unita,
36qual fu creata, fu sincera e bona;
     ma per se stessa, fu ella sbandita
di paradiso, però che si torse
39da via di veritá e da sua vita.
     La pena dunque che la croce porse,
s’a la natura assunta si misura,
42nulla giá mai sí giustamente morse;
     e cosí nulla fu di tanta ingiura,
guardando a la persona che sofferse,
45in che era contratta tal natura.
     Però d’un atto uscir cose diverse:
ch’a Dio ed a’ Giudei piacque una morte;
48per lei tremò la terra, e ’l ciel s’aperse.
     Non ti dée oramai parer piú forte,
quando si dice che giusta vendetta
51poscia vengiata fu da giusta corte.
     Ma io veggi’ or la tua mente ristretta
di pensiero in pensier dentro ad un nodo,
54del qual con gran disio solver s’aspetta.
     Tu dici: ‘ Ben discerno ciò ch’i’ odo;
ma perché Dio volesse, m’è occulto,
57a nostra redenzion pur questo modo ’.
     Questo decreto, frate, sta sepulto
a li occhi di ciascuno il cui ingegno
60ne la fiamma d’amor non è adulto:
     veramente, però ch’a questo segno
molto si mira e poco si discerne,
63dirò perché tal modo fu piú degno.