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326 la divina commedia

     De’ Serafin colui che piú s’india,
Moisè, Samuel, e quel Giovanni
30che prender vuoli, io dico, non Maria,
     non hanno in altro cielo i loro scanni
che questi spirti che mo t’appariro,
33né hanno a l’esser lor piú o meno anni;
     ma tutti fanno bello il primo giro,
e differentemente han dolce vita
36per sentir piú e men l’eterno spiro.
     Qui si mostraron, non perché sortita
sia questa spera lor, ma per far segno
39de la celestial c’ha men salita’.
     Cosí parlar conviensi al vostro ingegno,
però che solo da sensato apprende
42ciò che fa poscia d’intelletto degno.
     Per questo la Scrittura condescende
a vostra facultate, e piedi e mano
45attribuisce a Dio, e altro intende;
     e Santa Chiesa con aspetto umano
Gabriel e Michel vi rappresenta,
48e l’altro, che Tobia rifece sano.
     Quel che Timeo de l’anime argomenta
non è simile a ciò che qui si vede,
51però che, come dice, par che senta.
     Dice che l’alma a la sua stella riede,
credendo quella quindi esser decisa
54quando natura per forma la diede;
     e forse sua sentenza è d’altra guisa
che la voce non suona, ed esser puote
57con intenzion da non esser derisa.
     S’elli intende tornare a queste ruote
l’onor de la influenza e ’l biasmo, forse
60in alcun vero suo arco percuote.
     Questo principio, male inteso, torse
giá tutto il mondo quasi, sí che Giove,
63Mercurio e Marte a nominar trascorse.