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324 la divina commedia

     perché fino al morir si vegghi e dorma
con quello sposo ch’ogni vóto accetta
102che cantate a suo piacer conforma.
     Dal mondo, per seguirla, giovinetta
fuggi’mi, e nel suo abito mi chiusi,
105e promisi la via de la sua setta.
     Uomini poi a mal piú ch’a bene usi,
fuor mi rapiron de la dolce chiostra:
108Iddio si sa qual poi mia vita fusi.
     E quest’altro splendor che ti si mostra
da la mia destra parte, e che s’accende
111di tutto il lume de la spera nostra,
     ciò ch’io dico di me, di sé intende:
sorella fu, e cosí le fu tolta
114di capo l’ombra de le sacre bende.
     Ma poi che pur al mondo fu rivolta
contra suo grado e contra buona usanza,
117non fu dal vel del cor giá mai disciolta.
     Quest’è la luce de la gran Costanza,
che del secondo vento di Soave
120generò il terzo e l’ultima possanza».
     Cosí parlommi, e poi cominciò ‘ Ave,
Maria ’ cantando, e cantando vanio
123come per acqua cupa cosa grave.
     La vista mia, che tanto la seguío
quanto possibil fu, poi che la perse,
126volsesi al segno di maggior disio,
     e a Beatrice tutta si converse:
ma quella folgorò nel mio sguardo
129sí che da prima il viso non sofferse;
     e ciò mi fece a dimandar piú tardo.