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paradiso - canto iii 323

     Ma dimmi: voi che siete qui felici,
desiderate voi piú alto loco
66per piú vedere e per piú farvi amici?»
     Con quelle altr’ombre pria sorrise un poco;
da indi mi rispose tanto lieta,
69ch’arder parea d’amor nel primo foco:
     «Frate, la nostra volontá quieta
virtú di caritá, che fa volerne
72sol quel ch’avemo, e d’altro non ci asseta.
     Se disiassimo esser piú superne,
fòran discordi li nostri disiri
75dal voler di colui che qui ne cerne;
     che vedrai non capére in questi giri,
s’essere in caritá è qui necesse,
78e se la sua natura ben rimiri.
     Anzi è formale ad esto beato esse
tenersi dentro a la divina voglia,
81per ch’una fansi nostre voglie stesse;
     sí che, come noi sem di soglia in soglia
per questo regno, a tutto il regno piace
84com’a lo re ch’a suo voler ne invoglia;
     e ’n la sua volontade è nostra pace:
ell’è quel mare al qual tutto si move
87ciò ch’ella cria e che natura face».
     Chiaro mi fu allor come ogni dove
in cielo è paradiso, etsi la grazia
90del sommo ben d’un modo non vi piove.
     Ma sí com’elli avvien, s’un cibo sazia
e d’un altro rimane ancor la gola,
93che quel si chiede e di quel si ringrazia,
     cosí fec’io con atto e con parola,
per apprender da lei qual fu la tela
96onde non trasse infino a co la spola.
     «Perfetta vita e alto merto inciela
donna piú su,» mi disse «a la cui norma
99nel vostro mondo giú si veste e vela,