Veramente oramai saranno nude
le mie parole, quanto converrassi 102quelle scovrire a la tua vista rude».
E piú corrusco e con piú lenti passi
teneva il sole il cerchio di merigge, 105che qua e lá, come li aspetti, fassi,
quando s’affisser, sí come s’affigge
chi va dinanzi a gente per iscorta 108se trova novitate o sue vestigge,
le sette donne al fin d’un’ombra smorta,
qual sotto foglie verdi e rami nigri 111sovra suoi freddi rivi l’Alpe porta.
Dinanzi ad esse Eufratès e Tigri
veder mi parve uscir d’una fontana, 114e, quasi amici, dipartirsi pigri.
«O luce, o gloria de la gente umana,
che acqua è questa che qui si dispiega 117da un principio e sé da sé lontana?»
Per cotal priego detto mi fu: «Prega
Matelda che ’l ti dica». E qui rispose, 120come fa chi da colpa si dislega,
la bella donna: «Questo e altre cose
dette li son per me; e son sicura 123che l’acqua di Letè non liel nascose».
E Beatrice: «Forse maggior cura,
che spesse volte la memoria priva, 126fatt’ha la mente sua ne li occhi oscura.
Ma vedi Eunoè che lá deriva:
menalo ad esso, e come tu se’ usa, 129la tramortita sua virtú ravviva».
Come anima gentil, che non fa scusa,
ma fa sua voglia de la voglia altrui, 132tosto che è per segno fuor dischiusa;
cosí, poi che da essa preso fui,
la bella donna mossesi, e a Stazio 135donnescamente disse: «Vien con lui».