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24 la divina commedia

     Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende,
prese costui de la bella persona
102che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende.
     Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sí forte,
105che, come vedi, ancor non m’abbandona.
     Amor condusse noi ad una morte...
Caina attende chi vita ci spense»:
108queste parole da lor ci fur porte.
     Quand’io intesi quell’anime offense,
chinai il viso, e tanto il tenni basso,
111fin che ’l poeta mi disse: «Che pense?»
     Quando risposi, cominciai: «Oh lasso,
quanti dolci pensier, quanto disio
114menò costoro al doloroso passo!»
     Poi mi rivolsi a loro e parla' io,
e cominciai: «Francesca, i tuoi martíri
117a lacrimar mi fanno tristo e pio.
     Ma dimmi: al tempo de’ dolci sospiri,
a che e come concedette amore
120che conosceste i dubbiosi disiri?»
     E quella a me: «Nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
123ne la miseria; e ciò sa ’l tuo dottore.
     Ma s’a conoscer la prima radice
del nostro amor tu hai cotanto affetto,
126farò come colui che piange e dice.
     Noi leggevamo un giorno, per diletto,
di Lancialotto come amor lo strinse;
129soli eravamo e senza alcun sospetto.
     Per piú fiate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
132ma solo un punto fu quel che ci vinse.
     Quando leggemmo il disiato riso
esser baciato da cotanto amante,
135questi, che mai da me non fia diviso,