Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
282 | la divina commedia |
darotti un corollario ancor per grazia;
né credo che ’l mio dir ti sia men caro,
138se oltre promission teco si spazia.
Quelli ch’anticamente poetaro
l’etá de l’oro e suo stato felice,
141forse in Parnaso esto loco sognaro:
qui fu innocente l’umana radice;
qui primavera sempre e ogni frutto;
144nettare è questo di che ciascun dice».
Io mi rivolsi ’n dietro allora tutto
a’ miei poeti, e vidi che con riso
147udito avevan l’ultimo costrutto;
poi a la bella donna tornai ’l viso.