Dritta salía la via per entro ’l sasso
verso tal parte ch’io toglieva i raggi 66dinanzi a me del sol ch’era giá basso;
e di pochi scaglion levammo i saggi,
che ’l sol corcar, per l’ombra che si spense, 69sentimmo dietro e io e li miei saggi.
E pria che ’n tutte le sue parti immense
fosse orizzonte fatto d’uno aspetto, 72e notte avesse tutte sue dispense,
ciascun di noi d’un grado fece letto;
ché la natura del monte ci affranse 75la possa del salir piú e ’l diletto.
Quali si fanno ruminando manse
le capre, state rapide e proterve 78sovra le cime avante che sien pranse,
tacite a l’ombra, mentre che ’l sol ferve,
guardate dal pastor, che ’n su la verga 81poggiato s’è e lor poggiato serve;
e quale il mandrian che fuori alberga,
lungo il peculio suo queto pernotta, 84guardando perché fiera non lo sperga;
tali eravam noi tutti e tre allotta,
io come capra, ed ei come pastori, 87fasciati quinci e quindi d’alta grotta.
Poco parer potea lí del di fuori;
ma, per quel poco, vedea io le stelle 90di lor solere e piú chiare e maggiori.
Sí ruminando e sí mirando in quelle,
mi prese il sonno; il sonno che sovente, 93anzi che ’l fatto sia, sa le novelle.
Ne l’ora, credo, che de l’oriente
prima raggiò nel monte Citerea, 96che di foco d’amor par sempre ardente,
giovane e bella in sogno mi parea
donna vedere andar per una landa 99cogliendo fiori; e cantando dicea: