Io venni in luogo d’ogni luce muto,
che mugghia come fa mar per tempesta, 30se da contrari venti è combattuto:
la bufera infernal, che mai non resta,
mena li spirti con la sua rapina, 33voltando, e percotendo li molesta.
Quando giungon davanti a la ruina,
quivi le strida, il compianto, il lamento; 36bestemmian quivi la virtú divina.
Intesi ch’a cosí fatto tormento
ènno dannati i peccator carnali, 39che la ragion sommettono al talento.
E come li stornei ne portan l’ali,
nel freddo tempo, a schiera larga e piena; 42cosí quel fiato li spiriti mali
di qua, di lá, di giú, di su li mena;
nulla speranza li conforta mai, 45non che di posa, ma di minor pena.
E come i gru van cantando lor lai,
facendo in aere di sé lunga riga, 48cosí vidi venir, traendo guai,
ombre portate da la detta briga;
per ch’i’ dissi: «Maestro, chi son quelle 51genti che l’aura nera sí gastiga?»
«La prima di color di cui novelle
tu vuo’ saper,» mi disse quelli allotta 54«fu imperadrice di molte favelle.
A vizio di lussuria fu sí rotta,
che libito fe’ licito in sua legge 57per tòrre il biasmo in che era condotta.
Ell’è Semiramis, di cui si legge
che succedette a Nino e fu sua sposa: 60tenne la terra che ’l Soldan corregge.
L’altra è colei che s’ancise amorosa,
e ruppe fede al cener di Sicheo; 63poi è Cleopatrás lussuriosa.