Come li augei che vernan lungo ’l Nilo,
alcuna volta in aere fanno schiera, 66poi volan piú a fretta e vanno in filo,
cosí tutta la gente che lí era,
volgendo ’l viso, raffrettò suo passo, 69e per magrezza e per voler leggera.
E come l’uom che di trottare è lasso
lascia andar li compagni, e sí passeggia 72fin che si sfoghi l’affollar del casso,
sí lasciò trapassar la santa greggia Forese, e dietro meco sen veniva, 75dicendo: «Quando fia ch’io ti riveggia?»
«Non so» rispos’io lui «quant’io mi viva;
ma giá non fia ’l tornar mio tanto tosto, 78ch’io non sia col voler prima a la riva;
però che ’l loco u’ fui a viver posto,
di giorno in giorno piú di ben si spolpa, 81e a trista ruina par disposto».
«Or va,» diss’el «che quei che piú n’ha colpa,
vegg’io a coda d’una bestia tratto 84inver la valle ove mai non si scolpa.
La bestia a ogni passo va piú ratto,
crescendo sempre, fin ch’ella il percuote, 87e lascia il corpo vilmente disfatto.
Non hanno molto a volger quelle ruote,»
e drizzò li occhi al ciel «che ti fia chiaro 90ciò che ’l mio dir piú dichiarar non puote.
Tu ti rimani omai; ché ’l tempo è caro
in questo regno, sí ch’io perdo troppo 93venendo teco sí a paro a paro».
Qual esce alcuna volta di galoppo
lo cavalier di schiera che cavalchi, 96e va per farsi onor del primo intoppo,
tal sí partí da noi con maggior valchi;
e io rimasi in via con esso i due 99che fur del mondo sí gran marescalchi.