tanto è risposta a tutte nostre prece
quanto ’l dí dura; ma com’el s’annotta, 102contrario suon prendemo in quella vece.
Noi repetiam Pigmalion allotta,
cui traditore e ladro e parricida 105fece la voglia sua de l’oro ghiotta;
e la miseria de l’avaro Mida,
che seguí a la sua dimanda ingorda, 108per la qual sempre convien che si rida.
Del folle Acán ciascun poi si ricorda,
come furò le spoglie, sí che l’ira 111di Iosuè qui par ch’ancor lo morda.
Indi accusiam col marito Safira;
lodiamo i calci ch’ebbe Eliodoro; 114ed in infamia tutto il monte gira
Polinestor ch’ancise Polidoro;
ultimamente ci si grida: ‛ Crasso, 117dilci, che ’l sai: di che sapore è l’oro? ’
Talor parla l’uno alto e l’altro basso,
secondo l’affezion ch’ad ir ci sprona 120or a maggiore e ora a minor passo:
però al ben che ’l dí ci si ragiona,
dianzi non era io sol; ma qui da presso 123non alzava la voce altra persona».
Noi eravam partiti giá da esso,
e brigavam di soverchiar la strada 126tanto quanto al poder n’era permesso,
quand’io senti’, come cosa che cada,
tremar lo monte; onde mi prese un gelo 129qual prender suol colui ch’a morte vada:
certo non si scotea sí forte Delo,
pria che Latona in lei facesse ’l nido 132a parturir li due occhi del cielo.
Poi cominciò da tutte parti un grido
tal, che ’l maestro inverso me si feo, 135dicendo: «Non dubbiar, mentr’io ti guido».