Intra Siestri e Chiaveri s’adima
una fiumana bella, e del suo nome 102lo titol del mio sangue fa sua cima.
Un mese e poco piú prova’ io come
pesa il gran manto a chi dal fango il guarda, 105che piuma sembran tutte l’altre some.
La mia conversione, oh me! fu tarda;
ma come fatto fui roman pastore, 108cosí scopersi la vita bugiarda:
vidi che lí non si quetava il core,
né piú salir potíesi in quella vita; 111per che di questa in me s’accese amore.
Fino a quel punto misera e partita
da Dio anima fui, del tutto avara: 114or, come vedi, qui ne son punita.
Quel ch’avarizia fa, qui si dichiara
in purgazion de l’anime converse; 117e nulla pena il monte ha piú amara.
Sí come l’occhio nostro non s’aderse
in alto, fisso a le cose terrene, 120cosí giustizia qui a terra il merse.
Come avarizia spense a ciascun bene
lo nostro amore, onde operar perdési, 123cosí giustizia qui stretti ne tiene,
ne’ piedi e ne le man legati e presi;
e quanto fia piacer del giusto sire, 126tanto staremo immobili e distesi».
Io m’era inginocchiato e volea dire;
ma com’io cominciai, ed el s’accorse, 129solo ascoltando, del mio reverire,
«Qual cagion» disse «in giú cosí ti torse?»
E io a lui: «Per vostra dignitate 132mia coscienza dritto mi rimorse».
«Drizza le gambe, levati su, frate!»
rispose; «non errar, conservo sono 135teco e con li altri ad una podestate: