Come da lei l’udir nostro ebbe tregua,
ed ecco l’altra con sí gran fracasso, 138che somigliò tonar che tosto segua:
«Io sono Aglauro che divenni sasso»;
e allor, per ristrignermi al poeta, 141in destro feci e non innanzi il passo.
Giá era l’aura d’ogni parte queta;
ed el mi disse: «Quel fu ’l duro camo 144che dovría l’uom tener dentro a sua meta:
ma voi prendete l’esca, sí che l’amo
de l’antico avversaro a sé vi tira; 147e però poco val freno o richiamo.
Chiámavi ’l cielo e ’ntorno vi si gira,
mostrandovi le sue bellezze eterne, 150e l’occhio vostro pur a terra mira;
onde vi batte chi tutto discerne».