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CANTO XIV

     «Chi è costui che ’l nostro monte cerchia
prima che morte li abbia dato il volo,
3e apre li occhi a sua voglia e coverchia?»
     «Non so chi sia, ma so ch’e’ non è solo:
domandal tu che piú li t’avvicini,
6e dolcemente, sí che parli, acco’lo».
     Cosí due spirti, l’uno a l’altro chini,
ragionavan di me ivi a man dritta;
9poi fer li visi, per dirmi, supini,
     e disse l’uno: «O anima che fitta
nel corpo ancora inver lo ciel ten vai,
12per caritá ne consola e ne ditta
     onde vieni e chi se’; ché tu ne fai
tanto maravigliar de la tua grazia,
15quanto vuol cosa che non fu piú mai».
     E io: «Per mezza Toscana si spazia
un fiumicel che nasce in Falterona,
18e cento miglia di corso nol sazia.
     Di sovr’esso rech’io questa persona:
dirvi ch’i’ sia, saría parlare indarno,
21ché ’l nome mio ancor molto non suona».
     «Se ben lo ’ntendimento tuo accarno
con lo ’ntelletto,» allora mi rispose
24quei che diceva pria «tu parli d’Arno».
     E l’altro disse lui: «Perché nascose
questi il vocabol di quella riviera,
27pur com’uom fa de l’orribili cose?»