Qual di pennel fu maestro o di stile
che ritraesse l’ombre e’ tratti ch’ivi 66mirar farieno uno ingegno sottile?
Morti li morti e i vivi parean vivi:
non vide mei di me chi vide il vero, 69quant’io calcai, fin che chinato givi.
Or superbite, e via col viso altero,
figliuoli d’Eva, e non chinate il volto 72sí che veggiate il vostro mal sentiero!
Piú era giá per noi del monte vòlto
e del cammin del sole assai piú speso 75che non stimava l’animo non sciolto,
quando colui che sempre innanzi atteso
andava, cominciò: «Drizza la testa; 78non è piú tempo di gir sí sospeso.
Vedi colá un angel che s’appresta
per venir verso noi; vedi che torna 81dal servigio del dí l’ancella sesta.
Di reverenza il viso e li atti adorna,
sí che i diletti lo ’nviarci in suso; 84pensa che questo di mai non raggiorna!»
Io era ben del suo ammonir uso
pur di non perder tempo, sí che ’n quella 87materia non potea parlarmi chiuso.
A noi venía la creatura bella,
bianco vestito e ne la faccia quale 90par tremolando mattutina stella.
Le braccia aperse, e indi aperse l’ale;
disse: «Venite, qui son presso i gradi, 93e agevolemente omai si sale.
A questo invito vegnon molto radi:
o gente umana, per volar su nata, 96perché a poco vento cosí cadi?»
Menocci ove la roccia era tagliata:
quivi mi batté l’ali per la fronte; 99poi mi promise sicura l’andata.