disparmente angosciate, tutte a tondo,
e lasse, su per la prima cornice, 30purgando la caligine del mondo.
Se di lá sempre ben per noi si dice,
di qua che dire e far per lor si puote 33da quei c’hanno al voler buona radice?
Ben si de’ loro atar lavar le note
che portar quinci, sí che, mondi e lievi, 36possano uscire a le stellate rote.
«Deh, se giustizia e pietá vi disgrevi
tosto, sí che possiate muover l’ala, 39che secondo il disio vostro vi levi,
mostrate da qual mano inver la scala
si va piú corto; e se c’è piú d’un varco, 42quel ne ’nsegnate che men erto cala;
ché questi che vien meco, per lo ’ncarco
de la carne d’Adamo onde si veste, 45al montar su, contra sua voglia, è parco».
Le lor parole, che rendero a queste
che dette avea colui cu’io seguiva, 48non fur da cui venisser manifeste,
ma fu detto: «A man destra per la riva
con noi venite, e troverete il passo 51possibile a salir persona viva.
E s’io non fossi impedito dal sasso
che la cervice mia superba doma, 54onde portar convienmi il viso basso,
cotesti, ch’ancor vive e non si noma,
guardere’io, per veder s’i’ ’l conosco, 57e per farlo pietoso a questa soma.
Io fui latino e nato d’un gran tosco:
Guiglielmo Aldobrandesco fu mio padre; 60non so’ se ’l nome suo giá mai fu vosco.
L’antico sangue e l’opere leggiadre
de’ miei maggior mi fer sí arrogante, 63che, non pensando a la comune madre,