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CANTO XI

     «O padre nostro che ne’ cieli stai,
non circunscritto, ma per piú amore
3ch’ai primi effetti di lá su tu hai,
     laudato sia ’l tuo nome e ’l tuo valore
da ogni creatura, com’è degno
6di render grazie al tuo dolce vapore.
     Vegna ver noi la pace del tuo regno,
ché noi ad essa non potem da noi,
9s’ella non vien, con tutto nostro ingegno.
     Come del suo voler li angeli tuoi
fan sacrificio a te, cantando osanna,
12cosí facciano li uomini de’ suoi.
     Dá oggi a noi la cotidiana manna,
senza la qual per questo aspro diserto
15a retro va chi piú di gir s’affanna.
     E come noi lo mal ch’avem sofferto
perdoniamo a ciascuno, e tu perdona
18benigno, e non guardar lo nostro merto.
     Nostra virtú che di leggier s’adona,
non spermentar con l’antico avversaro,
21ma libera da lui che sí la sprona:
     quest’ultima preghiera, signor caro,
giá non si fa per noi, ché non bisogna,
24ma per color che dietro a noi restaro».
     Cosí a sé e noi buona ramogna
quell’ombre orando, andavan sotto il pondo,
27simile a quel che talvolta si sogna,