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purgatorio - canto x 195

     esser di marmo candido e adorno
d’intagli sí, che non pur Policleto,
33ma la natura li avrebbe scorno.
     L’angel che venne in terra col decreto
de la molt’anni lacrimata pace,
36ch’aperse il ciel del suo lungo divieto,
     dinanzi a noi pareva sí verace
quivi intagliato in un atto soave,
39che non sembiava imagine che tace.
     Giurato si saría ch’el dicesse ‛ Ave!
perché iv’era imaginata quella
42ch’ad aprir l’alto amor volse la chiave;
     e avea in atto impressa esta favella
Ecce ancilla Dei ', propriamente
45come figura in cera si suggella.
     «Non tener pur ad un loco la mente»
disse ’l dolce maestro, che m’avea
48da quella parte onde il cuore ha la gente.
     Per ch’i’ mi mossi col viso: e vedea
di retro da Maria, da quella costa
51onde m’era colui che mi movea,
     un’altra storia nella roccia imposta;
per ch’io varcai Virgilio, e fe’ mi presso,
54acciò che fosse a li occhi miei disposta.
     Era intagliato lí nel marmo stesso
lo carro e’ buoi, traendo l’arca santa,
57per che si teme officio non commesso.
     Dinanzi parea gente; e tutta quanta,
partita in sette cori, a’ due mie’ sensi
60faceva dir l’un ‛ No ’, l’altro ‛ Sí, canta ’.
     Similemente, al fummo de li ’ncensi
che v’era imaginato, li occhi e ’l naso
63e al sí e al no discordi fensi.
     Li precedeva al benedetto vaso,
trescando alzato, l’umile salmista,
66e piú e men che re era in quel caso.