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186 la divina commedia

     L’un poco sovra noi a star si venne,
e l’altro scese in l’opposita sponda,
33sí che la gente in mezzo si contenne.
     Ben discerneva in lor la testa bionda;
ma ne la faccia l’occhio si smarría,
36come virtú ch’a troppo si confonda.
     «Ambo vegnon del grembo di Maria»
disse Sordello «a guardia de la valle,
39per lo serpente che verrá via via».
     Ond’io, che non sapeva per qual calle,
mi volsi intorno, e stretto m’accostai,
42tutto gelato, a le fidate spalle.
     E Sordello anco: «Or avvalliamo omai
tra le grandi ombre, e parleremo ad esse:
45grazioso fia lor vedervi assai».
     Solo tre passi credo ch’i’ scendesse,
e fui di sotto; e vidi un che mirava
48pur me, come conoscer mi volesse.
     Tempo era giá che l’aere s’annerava,
ma non sí che tra gli occhi suoi e’ miei
51non dichiarisse ciò che pria serrava.
     Ver me si fece, e io ver lui mi fei:
Giudice Nin gentil, quanto mi piacque
54quando ti vidi non esser tra’ rei!
     Nullo bel salutar tra noi si tacque;
poi dimandò: «Quant’è che tu venisti
57al piè del monte per le lontane acque?»
     «Oh!» diss’io lui «per entro i luoghi tristi
venni stamane, e sono in prima vita,
60ancor che l’altra, sí andando, acquisti».
     E come fu la mia risposta udita,
Sordello ed elli indietro si raccolse
63come gente di subito smarrita.
     L’uno a Virgilio e l’altro a un si volse
che sedea lí, gridando: «Su, Currado!
66vieni a veder che Dio per grazia volse».