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inferno - canto iii 13

     facevano un tumulto, il qual s’aggira
sempre in quell’aura senza tempo tinta,
30come la rena quando a turbo spira.
     E io, ch’avea d’orror la testa cinta,
dissi: «Maestro, che è quel ch’i’ odo?
33e che gent’è che par nel duol sí vinta?»
     Ed elli a me: «Questo misero modo
tengon l’anime triste di coloro
36che visser senza infamia e senza lodo.
     Mischiate sono a quel cattivo coro
de li angeli che non furon ribelli
39né fur fedeli a Dio, ma per sé foro:
     cáccianli i ciel per non esser men belli,
né lo profondo inferno li riceve,
42ch’alcuna gloria i rei avrebber d’elli».
     E io: «Maestro, che è tanto greve
a lor, che lamentar li fa sí forte?»
45Rispose: «Dicerolti molto breve.
     Questi non hanno speranza di morte,
e la lor cieca vita è tanto bassa,
48che ’nvidiosi son d’ogni altra sorte.
     Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
51non ragioniam di lor, ma guarda e passa».
     E io, che riguardai, vidi una insegna
che girando correva tanto ratta,
54che d’ogni posa mi pareva indegna;
     e dietro le venia sí lunga tratta
di gente, ch’i’ non averei creduto
57che morte tanta n’avesse disfatta.
     Poscia ch’io v’ebbi alcun riconosciuto,
vidi e conobbi l’ombra di colui
60che fece per viltá il gran rifiuto.
     Incontanente intesi e certo fui
che questa era la setta de’ cattivi,
63a Dio spiacenti ed a’ nemici sui.