facevano un tumulto, il qual s’aggira
sempre in quell’aura senza tempo tinta, 30come la rena quando a turbo spira.
E io, ch’avea d’orror la testa cinta,
dissi: «Maestro, che è quel ch’i’ odo? 33e che gent’è che par nel duol sí vinta?»
Ed elli a me: «Questo misero modo
tengon l’anime triste di coloro 36che visser senza infamia e senza lodo.
Mischiate sono a quel cattivo coro
de li angeli che non furon ribelli 39né fur fedeli a Dio, ma per sé foro:
cáccianli i ciel per non esser men belli,
né lo profondo inferno li riceve, 42ch’alcuna gloria i rei avrebber d’elli».
E io: «Maestro, che è tanto greve
a lor, che lamentar li fa sí forte?» 45Rispose: «Dicerolti molto breve.
Questi non hanno speranza di morte,
e la lor cieca vita è tanto bassa, 48che ’nvidiosi son d’ogni altra sorte.
Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna: 51non ragioniam di lor, ma guarda e passa».
E io, che riguardai, vidi una insegna
che girando correva tanto ratta, 54che d’ogni posa mi pareva indegna;
e dietro le venia sí lunga tratta
di gente, ch’i’ non averei creduto 57che morte tanta n’avesse disfatta.
Poscia ch’io v’ebbi alcun riconosciuto,
vidi e conobbi l’ombra di colui 60che fece per viltá il gran rifiuto.
Incontanente intesi e certo fui
che questa era la setta de’ cattivi, 63a Dio spiacenti ed a’ nemici sui.