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182 la divina commedia

     Luogo è lá giú non tristo da martiri,
ma di tenebre solo, ove i lamenti
30non suonan come guai, ma son sospiri:
     quivi sto io coi pargoli innocenti
dai denti morsi de la morte, avante
33che fosser da l’umana colpa esenti;
     quivi sto io con quei che le tre sante
virtú non si vestiro, e senza vizio
36conobber l’altre e seguir tutte quante.
     Ma se tu sai e puoi, alcuno indizio
dá noi per che venir possiam piú tosto
39lá dove purgatorio ha dritto inizio».
     Rispose: «Loco certo non c’è posto;
licito m’è andar suso ed intorno:
42per quanto ir posso, a guida mi t’accosto.
     Ma vedi giá come dichina il giorno,
e andar su di notte non si puote;
45però è buon pensar di bel soggiorno.
     Anime sono a destra qua remote:
se mi consenti, io ti merrò ad esse,
48e non senza diletto ti fier note».
     «Com’è ciò?» fu risposto «chi volesse
salir di notte, fòra elli impedito
51d’altrui, o non saría ch’e’ non potesse?»
     E ’l buon Sordello in terra fregò ’l dito,
dicendo: «Vedi? sola questa riga
54non varcheresti dopo il sol partito:
     non però ch’altra cosa desse briga,
che la notturna tenebra, ad ir suso;
57quella col non poder la voglia intriga.
     Ben si poría con lei tornare in giuso
e passeggiar la costa intorno errando,
60mentre che l’orizzonte il dí tien chiuso».
     Allora il mio signor, quasi ammirando,
«Menane» disse «dunque lá ’ve dici
63ch’aver si può diletto dimorando».