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CANTO VI

     Quando si parte il gioco de la zara,
colui che perde si riman dolente,
3repetendo le volte, e tristo impara:
     con l’altro se ne va tutta la gente;
qual va dinanzi, e qual di dietro il prende,
6e qual da lato li si reca a mente:
     el non s’arresta, e questo e quello intende;
a cui porge la man, piú non fa pressa,
9e cosí da la calca si difende.
     Tal era io in quella turba spessa,
volgendo a loro, e qua e lá, la faccia,
12e promettendo mi sciogliea da essa.
     Quiv’era l’Aretin che da le braccia
fiere di Ghin di Tacco ebbe la morte,
15e l’altro ch’annegò correndo in caccia.
     Quivi pregava con le mani sporte
Federigo Novello; e quel da Pisa
18che fe’ parer lo buon Marzucco forte.
     Vidi Conte Orso; e l’anima divisa
dal corpo suo per astio e per inveggia,
21com’e’ dicea, non per colpa commisa:
     Pier da la Broccia dico; e qui proveggia,
mentr’è di qua, la donna di Brabante,
24sí che però non sia di peggior greggia.
     Come libero fui da tutte quante
quell’ombre, che pregar pur ch’altri prieghi,
27sí che s’avacci lor divenir sante,