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purgatorio - canto v 175

     Quivi perdei la vista, e la parola
nel nome di Maria fini’, e quivi
102caddi e rimase la mia carne sola.
     Io dirò vero e tu ’l ridí tra’ vivi:
l’angel di Dio mi prese, e quel d’inferno
105gridava: ‛ O tu del ciel, perché mi privi?
     Tu te ne porti di costui l’eterno
per una lacrimetta che ’l mi toglie;
108ma io farò de l’altro altro governo! ’
     Ben sai come ne l’aere si raccoglie
quell’umido vapor, che in acqua riede
111tosto che sale dove ’l freddo il coglie.
     Giunse quel mal voler che pur mal chiede
con lo ’ntelletto, e mosse il fummo e ’l vento
114per la virtú che sua natura diede.
     Indi la valle, come ’l dí fu spento,
da Pratomagno al gran giogo coperse
117di nebbia; e ’l ciel di sopra fece intento
     sí, che ’l pregno aere in acqua si converse:
la pioggia cadde, e a’ fossati venne
120di lei ciò che la terra non sofferse;
     e come ai rivi grandi si convenne,
ver lo fiume real tanto veloce
123si ruinò, che nulla la ritenne.
     Lo corpo mio gelato in su la foce
trovò l’Archian rubesto; e quel sospinse
126ne l’Arno, e sciolse al mio petto la croce
     ch’i’ fei di me, quando ’l dolor mi vinse:
voltommi per le ripe e per lo fondo,
129poi di sua preda mi coperse e cinse».
     «Deh, quando tu sarai tornato al mondo,
e riposato de la lunga via,»
132seguitò il terzo spirito al secondo
     «ricorditi di me che son la Pia;
Siena mi fe’, disfecemi Maremma:
135salsi colui che ’nnanellata pria
     disposando m’avea con la sua gemma».