Guardò allora, e con libero piglio
rispose: «Andiamo in lá, ch’ei vegnon piano; 66e tu ferma la spene, dolce figlio».
Ancora era quel popol di lontano,
i’ dico dopo i nostri mille passi, 69quanto un buon gittator trarría con mano,
quando si strinser tutti ai duri massi
de l’alta ripa, e stetter fermi e stretti 72com’a guardar, chi va dubbiando, stassi.
«O ben finiti, o giá spiriti eletti,»
Virgilio incominciò «per quella pace 75ch’i’ credo che per voi tutti s’aspetti,
ditene dove la montagna giace
sí che possibil sia l’andare in suso; 78ché perder tempo a chi piú sa piú spiace».
Come le pecorelle escon del chiuso
a una, a due, a tre, e l’altre stanno 81timidette atterrando l’occhio e ’l muso;
e ciò che fa la prima, e l’altre fanno,
addossandosi a lei s’ella s’arresta, 84semplici e quete, e lo ’mperché non sanno;
sí vid’io muovere a venir la testa
di quella mandra fortunata allotta, 87pudica in faccia e ne l’andare onesta.
Come color dinanzi vider rotta
la luce in terra dal mio destro canto, 90sí che l’ombra era da me a la grotta,
restaro, e trasser sé indietro alquanto,
e tutti li altri che venieno appresso, 93non sappiendo il perché, fenno altrettanto.
«Senza vostra domanda io vi confesso
che questo è corpo uman che voi vedete; 96per che il lume del sole in terra è fesso.
Non vi maravigliate; ma credete
che non senza virtú che da ciel vegna 99cerchi di soverchiar questa parete».