Dianzi venimmo, innanzi a voi un poco,
per altra via, che fu sí aspra e forte, 66che lo salire omai ne parrá gioco».
L’anime, che si fur di me accorte,
per lo spirare, ch’i’ era ancor vivo, 69maravigliando diventaro smorte.
E come a messagger che porta ulivo
tragge la gente per udir novelle, 72e di calcar nessun si mostra schivo,
cosí al viso mio s’affisar quelle
anime fortunate tutte quante, 75quasi obliando d’ire a farsi belle.
Io vidi una di lor trarresi avante
per abbracciarmi, con sí grande affetto, 78che mosse me a fare il simigliante.
Oi ombre vane, fuor che ne l’aspetto!
tre volte dietro a lei le mani avvinsi, 81e tante mi tornai con esse al petto.
Di maraviglia, credo, mi dipinsi;
per che l’ombra sorrise e si ritrasse, 84e io, seguendo lei, oltre mi pinsi.
Soavemente disse ch’io posasse:
allor conobbi chi era, e pregai 87che, per parlarmi, un poco s’arrestasse.
Risposemi: «Cosí com’io t’amai
nel mortal corpo, cosí t’amo sciolta: 90però m’arresto; ma tu perché vai?»
«Casella mio, per tornar altra volta
lá dove son, fo io questo viaggio» 93diss’io; «ma a te com’è tanta ora tolta?»
Ed elli a me: «Nessun m’è fatto oltraggio,
se quei che leva quando e cui li piace, 96piú volte m’ha negato esto passaggio;
ché di giusto voler lo suo si face:
veramente da tre mesi elli ha tolto 99chi ha voluto intrar, con tutta pace.