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purgatorio - canto ii 161

     Dianzi venimmo, innanzi a voi un poco,
per altra via, che fu sí aspra e forte,
66che lo salire omai ne parrá gioco».
     L’anime, che si fur di me accorte,
per lo spirare, ch’i’ era ancor vivo,
69maravigliando diventaro smorte.
     E come a messagger che porta ulivo
tragge la gente per udir novelle,
72e di calcar nessun si mostra schivo,
     cosí al viso mio s’affisar quelle
anime fortunate tutte quante,
75quasi obliando d’ire a farsi belle.
     Io vidi una di lor trarresi avante
per abbracciarmi, con sí grande affetto,
78che mosse me a fare il simigliante.
     Oi ombre vane, fuor che ne l’aspetto!
tre volte dietro a lei le mani avvinsi,
81e tante mi tornai con esse al petto.
     Di maraviglia, credo, mi dipinsi;
per che l’ombra sorrise e si ritrasse,
84e io, seguendo lei, oltre mi pinsi.
     Soavemente disse ch’io posasse:
allor conobbi chi era, e pregai
87che, per parlarmi, un poco s’arrestasse.
     Risposemi: «Cosí com’io t’amai
nel mortal corpo, cosí t’amo sciolta:
90però m’arresto; ma tu perché vai?»
     «Casella mio, per tornar altra volta
lá dove son, fo io questo viaggio»
93diss’io; «ma a te com’è tanta ora tolta?»
     Ed elli a me: «Nessun m’è fatto oltraggio,
se quei che leva quando e cui li piace,
96piú volte m’ha negato esto passaggio;
     ché di giusto voler lo suo si face:
veramente da tre mesi elli ha tolto
99chi ha voluto intrar, con tutta pace.