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purgatorio - canto i 157

     Mostrata ho lui tutta la gente ria;
e ora intendo mostrar quelli spirti
66che purgan sé sotto la tua balía.
     Com’io l’ho tratto, saría lungo a dirti;
de l’alto scende virtú che m’aiuta
69conducerlo a vederti e a udirti.
     Or ti piaccia gradir la sua venuta;
libertá va cercando, ch’è sí cara,
72come sa chi per lei vita rifiuta:
     tu ’l sai, che non ti fu per lei amara
in Utica la morte, ove lasciasti
75la vesta ch’ai gran dí sará sí chiara.
     Non son li editti eterni per noi guasti:
ché questi vive, e Minòs me non lega,
78ma son del cerchio ove son li occhi casti
     di Marzia tua, che ’n vista ancor ti prega,
o santo petto, che per tua la tegni:
81per lo suo amore adunque a noi ti piega.
     Lasciane andar per li tuoi sette regni;
grazie riporterò di te a lei,
84se d’esser mentovato lá giú degni».
     «Marzia piacque tanto a li occhi miei
mentre ch’i’ fui di lá,» diss’elli allora
87«che quante grazie volse da me, fei.
     Or che di lá dal mal fiume dimora,
piú muover non mi può, per quella legge
90che fatta fu quando me n’usci’ fuora.
     Ma se donna del ciel ti move e regge,
come tu di’, non c’è mestier lusinghe:
93bastisi ben che per lei mi richegge.
     Va dunque, e fa che tu costui ricinghe
d’un giunco schietto, e che li lavi ’l viso
96sí ch’ogni sucidume quindi stinghe;
     ché non si converría, l’occhio sorpriso
d’alcuna nebbia, andar dinanzi al primo
99ministro, ch’è di quei di paradiso.