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10 la divina commedia

     Lucia, nimica di ciascun crudele,
si mosse, e venne al loco dov’i’ era,
102che mi sedea con l’antica Rachele.
     Disse: Beatrice, loda di Dio vera,
ché non soccorri quei che t’amò tanto,
105ch’uscí per te de la volgare schiera?
     non odi tu la pièta del suo pianto?
non vedi tu la morte che ’l combatte
108su la fiumana ove ’l mar non ha vanto?
     Al mondo non fur mai persone ratte
a far lor pro o a fuggir lor danno,
111com’io, dopo cotai parole fatte,
     venni qua giú del mio beato scanno,
fidandomi nel tuo parlare onesto,
114ch’onora te e quei ch’udito l’hanno ’.
     Poscia che m’ebbe ragionato questo,
li occhi lucenti lagrimando volse,
117per che mi fece del venir piú presto,
     e venni a te cosí com’ella volse:
d’innanzi a quella fiera ti levai,
120che del bel monte il corto andar ti tolse.
     Dunque che è? perché, perché restai?
perché tanta viltá nel core allette?
123perché ardire e franchezza non hai,
     poscia che tai tre donne benedette
curan di te ne la corte del cielo,
126e ’l mio parlar tanto ben t’impromette?»
     Quali i fioretti, dal notturno gelo
chinati e chiusi, poi che ’l sol li ’mbianca,
129si drizzan tutti aperti in loro stelo,
     tal mi fec’io di mia virtute stanca;
e tanto buono ardire al cor mi corse,
132ch’i’ cominciai come persona franca:
     «Oh pietosa colei che mi soccorse!
e te cortese, ch’ubbidisti tosto
135a le vere parole che ti porse!