ov’è la ghiaccia? e questi com’è fitto
sí sottosopra? e come, in sí poc’ora, 105da sera a mane ha fatto il sol tragitto?»
Ed elli a me: «Tu imagini ancora
d’esser di lá dal centro, ov’io mi presi 108al pel del vermo reo che ’l mondo fóra.
Di lá fosti cotanto quant’io scesi:
quand’io mi volsi, tu passasti ’l punto 111al qual si traggon d’ogni parte i pesi;
e se’ or sotto l’emisperio giunto
ch’è opposito a quel che la gran secca 114coverchia, e sotto ’l cui colmo consunto
fu l’uom che nacque e visse senza pecca:
tu hai i piedi in su picciola spera 117che l’altra faccia fa de la Giudecca.
Qui è da man, quando di lá è sera:
e questi, che ne fe’ scala col pelo, 120fitto è ancora sí come prim’era.
Da questa parte cadde giú dal cielo;
e la terra, che pria di qua si sporse, 123per paura di lui fe’ del mar velo,
e venne a l’emisperio nostro; e forse
per fuggir lui lasciò qui ’l luogo vòto 126quella ch’appar di qua, e su ricorse».
Luogo è lá giú da Belzebú remoto
tanto quanto la tomba si distende, 129che non per vista, ma per suono è noto
d’un ruscelletto che quivi discende
per la buca d’un sasso, ch’elli ha róso, 132col corso ch’elli avvolge, e poco pende.
Lo duca e io per quel cammino ascoso
intrammo a ritornar nel chiaro mondo; 135e senza cura aver d’alcun riposo
salimmo su, el primo e io secondo,
tanto ch’i’ vidi de le cose belle 138che porta ’l ciel, per un pertugio tondo;
e quindi uscimmo a riveder le stelle.