Questi pareva a me maestro e donno,
cacciando il lupo e’ lupicini al monte 30per che i Pisan veder Lucca non ponno,
con cagne magre, studiose e conte:
Gualandi con Sismondi e con Lanfranchi 33s’avea messi dinanzi da la fronte.
In picciol corso mi parieno stanchi
lo padre e’ figli, e con l’agute scane 36mi parea lor veder fender li fianchi.
Quando fui desto innanzi la dimane,
pianger senti’ fra ’l sonno i miei figliuoli 39ch’eran con meco, e domandar del pane.
Ben se’ crudel, se tu giá non ti duoli
pensando ciò che ’l mio cor s’annunziava; 42e se non piangi, di che pianger suoli?
Giá eran desti, e l’ora s’appressava
che ’l cibo ne soleva esser addotto, 45e per suo sogno ciascun dubitava:
e io senti’ chiavar l’uscio di sotto
a l’orribile torre; ond’io guardai 48nel viso a’ mie’ figliuoi senza far motto.
Io non piangeva, sí dentro impetrai:
piangevan elli; e Anselmuccio mio 51disse: ‛ Tu guardi sí, padre! che hai? ’
Perciò non lacrimai né rispos’io
tutto quel giorno né la notte appresso, 54infin che l’altro sol nel mondo uscío.
Come un poco di raggio si fu messo
nel doloroso carcere, e io scorsi 57per quattro visi il mio aspetto stesso,
ambo le mani per dolor mi morsi;
ed ei, pensando ch’io ’l fessi per voglia 60di manicar, di subito levorsi
e disser: ‛ Padre, assai ci fia men doglia
se tu mangi di noi: tu ne vestisti 63queste misere carni, e tu le spoglia ’.