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inferno - canto ii 9


     e temo che non sia giá sí smarrito,
ch’io mi sia tardi al soccorso levata,
66per quel ch’i’ ho di lui nel cielo udito.
     Or movi, e con la tua parola ornata
e con ciò c’ha mestieri al suo campare
69l’aiuta, sí ch’i’ ne sia consolata.
     I’ son Beatrice che ti faccio andare:
vegno del loco ove tornar disio;
72amor mi mosse, che mi fa parlare.
     Quando sarò dinanzi al signor mio,
di te mi loderò sovente a lui ’.
75Tacette allora, e poi comincia’io:
     ‘ O donna di virtú, sola per cui
l’umana spezie eccede ogni contento
78di quel ciel c’ha minor li cerchi sui,
     tanto m’aggrada il tuo comandamento,
che l’ubbidir, se giá fosse, m’è tardi:
81piú non t’è uo’ ch’aprirmi il tuo talento.
     Ma dimmi la cagion che non ti guardi
de lo scender qua giuso in questo centro,
84de l’ampio loco ove tornar tu ardi ’.
     ‘ Da che tu vuo’ saper cotanto a dentro,
dirotti brievemente ’ mi rispose,
87‘ perch’io non temo di venir qua entro.
     Temer si dée di sole quelle cose
c’hanno potenza di fare altrui male:
90de l’altre no, ché non son paurose.
     Io son fatta da Dio, sua mercé, tale,
che la vostra miseria non mi tange,
93né fiamma d’esto incendio non m’assale.
     Donna è gentil nel ciel, che si compiange
di questo impedimento ov’io ti mando,
96sí che duro giudicio lá su frange.
     Questa chiese Lucia in suo dimando
e disse: Or ha bisogno il tuo fedele
99di te, ed io a te lo raccomando.