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134 | la divina commedia |
Qual è colui che suo dannaggio sogna,
che sognando desidera sognare,
138sí che quel ch’è, come non fosse, agogna,
tal mi fec’io, non possendo parlare,
che disiava scusarmi, e scusava
141me tuttavia, e nol mi credea fare.
«Maggior difetto men vergogna lava»
disse ’l maestro «che ’l tuo non è stato;
144però d’ogni trestizia ti disgrava:
e fa ragion ch’io ti sia sempre a lato,
se piú avvien che fortuna t’accoglia
147dove sien genti in simigliante piato;
ché voler ciò udire è bassa voglia».