E’ poi ridisse: ‘ Tuo cuor non sospetti;
finor t’assolvo, e tu m’insegna fare 102sí come Penestrino in terra getti.
Lo ciel poss’io serrare e disserrare,
come tu sai; però son due le chiavi 105che ’l mio antecessor non ebbe care ’.
Allor mi pinser li argomenti gravi
lá ’ve ’l tacer mi fu avviso il peggio, 108e dissi: ‘ Padre, da che tu mi lavi
di quel peccato ov’io mo cader deggio:
lunga promessa con l’attender corto 111ti fará triunfar ne l’alto seggio ’.
Francesco venne poi, com’io fu’ morto,
per me; ma un de’ neri cherubini 114li disse: ‘ Non portar! non mi far torto.
Venir se ne dée giú tra’ miei meschini,
perché diede il consiglio frodolente, 117dal quale in qua stato li sono a’ crini;
ch’assolver non si può chi non si pente,
né pentère e volere insieme puossi 120per la contradizion che nol consente ’.
Oh me dolente! come mi riscossi
quando mi prese dicendomi: ‘ Forse 123tu non pensavi ch’io loico fossi? ’
A Minòs mi portò; e quelli attorse
otto volte la coda al dosso duro; 126e poi che per gran rabbia la si morse,
disse: ‘ Questi è de’ rei del foco furo ’;
per ch’io lá dove vedi son perduto, 129e sí vestito, andando, mi rancuro».
Quand’elli ebbe ’l suo dir cosí compiuto,
la fiamma dolorando si partío, 132torcendo e dibattendo il corno aguto.
Noi passamm’oltre, e io e ’l duca mio,
su per lo scoglio infino in su l’altr’arco 135che cuopre il fosso in che si paga il fio
a quei che scommettendo acquistan carco.