ma misi me per l’alto mare aperto
sol con un legno, e con quella compagna 102picciola da la qual non fui diserto.
L’un lito e l’altro vidi infin la Spagna,
fin nel Morrocco, e l’isola de’ Sardi, 105e l’altre che quel mare intorno bagna.
Io e’ compagni eravam vecchi e tardi
quando venimmo a quella foce stretta, 118dov’Ercule segnò li suoi riguardi
acciò che l’uom più oltre non si metta:
da la man destra mi lasciai Sibilia, 111da l’altra giá m’avea lasciata Setta.
‛ O frati, ’ dissi ‛ che per cento milia
perigli siete giunti a l’occidente, 114a questa tanto picciola vigilia
de’ nostri sensi ch’è del rimanente,
non vogliate negar l’esperienza, 117di retro al sol, del mondo senza gente.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti, 120ma per seguir virtute e conoscenza ’.
Li miei compagni fec’io sí aguti,
con questa orazion picciola, al cammino, 123che a pena poscia li avrei ritenuti;
e volta nostra poppa nel mattino,
dei remi facemmo ali al folle volo, 126sempre acquistando dal lato mancino.
Tutte le stelle giá de l’altro polo
vedea la notte, e ’l nostro tanto basso, 129che non surgea fuor del marin suolo.
Cinque volte racceso e tante casso
lo lume era di sotto da la luna, 132poi che ’ntrati eravam ne l’alto passo,
quando n’apparve una montagna, bruna
per la distanza; e parvemi alta tanto 135quanto veduta non avea alcuna.