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6 la divina commedia

     Molti son li animali a cui s’ammoglia,
e piú saranno ancora, infin che ’l Veltro
102verrá, che la fará morir con doglia.
     Questi non ciberá terra né peltro,
ma sapienza, amore e virtute,
105e sua nazion sará tra feltro e feltro;
     di quella umile Italia fia salute
per cui morí la vergine Cammilla,
108Eurialo e Turno e Niso di ferute.
     Questi la caccerá per ogni villa,
fin che l’avrá rimessa ne lo ’nferno,
111lá onde invidia prima dipartilla.
     Ond’io per lo tuo me’ penso e discerno
che tu mi segui, e io sarò tua guida,
114e trarrotti di qui per luogo eterno,
     ove udirai le disperate strida,
vedrai li antichi spiriti dolenti,
117che la seconda morte ciascun grida;
     e vederai color che son contenti
nel foco, perché speran di venire,
120quando che sia, a le beate genti.
     A le qua’ poi se tu vorrai salire,
anima fia a ciò piú di me degna:
123con lei ti lascerò nel mio partire;
     ché quello imperador che lá su regna,
perch’io fu’ ribellante a la sua legge,
126non vuol che’n sua cittá per me si vegna.
     In tutte parti impera e quivi regge;
quivi è la sua cittá e l’alto seggio:
129oh felice colui cu’ivi elegge!»
     E io a lui: «Poeta, io ti richeggio
per quello Dio che tu non conoscesti,
132acciò ch’io fugga questo male e peggio,
     che tu mi meni lá dove or dicesti,
sí ch’io veggia la porta di san Pietro
135e color cui tu fai cotanto mesti».
     Allor si mosse, e io li tenni retro.