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inferno - canto xxv 111

     L’anima ch’era fiera divenuta,
suffolando si fugge per la valle,
138e l’altro dietro a lui parlando sputa.
     Poscia li volse le novelle spalle,
e disse a l’altro: «I’ vo’ che Buoso corra,
141com’ho fatt’io, carpon per questo calle».
     Cosí vid’io la settima zavorra
mutare e trasmutare; e qui mi scusi
144la novitá, se fior la penna abbórra.
     E avvegna che li occhi miei confusi
fossero alquanto e l’animo smagato,
147non poter quei fuggirsi tanto chiusi,
     ch’i’ non scorgessi ben Puccio Sciancato;
ed era quel che sol, de’ tre compagni
150che venner prima, non era mutato:
     l’altr’era quel che tu, Gaville, piagni.