Parlando andava per non parer fievole;
onde una voce uscí de l’altro fosso, 66a parole formar disconvenevole.
Non so che disse, ancor che sovra ’l dosso
fossi de l’arco giá che varca quivi: 69ma chi parlava ad ira parea mosso.
Io era vòlto in giú, ma li occhi vivi
non poteano ire al fondo per lo scuro; 72per ch’io: «Maestro, fa che tu arrivi
da l’altro cinghio, e dismontiam lo muro;
ché, com’i’ odo quinci e non intendo, 75cosí giú veggio e neente affiguro».
«Altra risposta» disse «non ti rendo
se non lo far; ché la dimanda onesta 78si de’ seguir con l’opera tacendo».
Noi discendemmo il ponte da la testa
dove s’aggiugne con l’ottava ripa, 81e poi mi fu la bolgia manifesta;
e vidivi entro terribile stipa
di serpenti, e di sí diversa mena 84che la memoria il sangue ancor mi scipa.
Piú non si vanti Libia con sua rena;
ché se chelidri, iaculi e faree 87produce, e cencri con anfisibena,
né tante pestilenzie né sí ree
mostrò giá mai con tutta l’Etiopia 90né con ciò che di sopra al Mar Rosso èe.
Tra questa cruda e tristissima copia
correvan genti nude e spaventate, 93senza sperar pertugio o elitropia:
con serpi le man dietro avean legate;
quelle ficcavan per le ren la coda 96e ’l capo, ed eran dinanzi aggroppate.
Ed ecco a un, ch’era da nostra proda,
s’avventò un serpente che ’l trafisse 99lá dove ’l collo a le spalle s’annoda.