Lo duca dunque: «Or di’, de li altri rii
conosci tu alcun che sia latino 66sotto la pece?» E quelli: «I’ mi partii,
poco è, da un che fu di lá vicino;
cosí foss’io ancor con lui coperto, 69ch’i’ non temerei unghia né uncino!»
E Libicocco «Troppo avem sofferto»
disse; e preseli ’l braccio col runciglio, 72sí che, stracciando, ne portò un lacerto.
Draghignazzo anco i volle dar di piglio
giuso a le gambe; onde ’l decurio loro 75si volse intorno intorno con mal piglio.
Quand’elli un poco rappaciati foro,
a lui, ch’ancor mirava sua ferita, 78domandò ’l duca mio senza dimoro:
«Chi fu colui da cui mala partita
di’ che facesti per venire a proda?» 81Ed ei rispose: «Fu frate Gomita,
quel di Gallura, vasel d’ogni froda,
ch’ebbe i nemici di suo donno in mano, 84e fe’ sí lor, che ciascun se ne loda.
Danar si tolse, e lasciolli di piano,
sí com’e’ dice; e ne li altri offici anche 87barattier fu, non picciol ma sovrano.
Usa con esso donno Michel Zanche
di Logodoro; e a dir di Sardigna 90le lingue lor non si sentono stanche.
Oh me, vedete l’altro che digrigna:
i’ direi anche, ma i’ temo ch’ello 93non s’apparecchi a grattarmi la tigna».
E ’l gran proposto, vòlto a Farfarello
che stralunava li occhi per fedire, 96disse: «Fatti ’n costá, malvagio uccello!»
«Se voi volete vedere o udire»
ricominciò lo spaurato appresso 99«Toschi o Lombardi, io ne farò venire;