e ciò perchè l’endecasillabo sciolto non istorpia o snerva le idee come il legato dalla rima; perchè non impedisce, ma agevola la loro concatenazione, e quell’ondeggiamento sì vario che rende il verso così dilettevole, e nella grandezza e maestà lo rende pari alla prosa. Finalmente nel trattato del Poema eroico ne dice egli medesimo che l’armonia delle rime conviene più tosto alla piacevolezza degli affetti amorosi, che allo strepito dell’armi1. Ma molto più a lungo sopra tale materia ragiona il padre di lui Bernardo Tasso. Non era punto sua volontà, egli scrive al sig. don Luigi d’Avila2, di fare in stanze il poema dell’Amadigi, parendo a lui, come a molti eziandio pareva, che non fosse rima degna, nè atta a ricevere la grandezza e dignità eroica. Delle tre qualità, egli séguita a dire, che all’eroico si convengono, gravità, continuazione e licenza, la stanza ne è totalmente privata: nè può il poeta, avendo di due in due versi a rispondere alla rima, esser grave, impedito dalla vicinità della rima, la qual piuttosto causa dolcezza che gravità: nè può a sua voglia, come Virgilio, Omero e gli altri buoni scrittori hanno fatto, con la clausola or lunga or breve, come meglio gli torna comodo, andar vagando: anzi gli è necessario, se possibil
- ↑ Crescimbeni, Storia della volgar poesia, vol. iv; della bellezza della volgar poesia, dial. 5.
- ↑ Lettere, vol. i, p. 198, ed. Comin.